A Passata
La pesca a passata è una tra le più diffuse in Italia, proprio per la morfologia dei fiumi che bene si prestano con le loro correnti a trasportare l’esca lontano dal pescatore e con un movimento del tutto naturale, da cui proprio deriva il nome di “passata”.
Caratteristica della pesca a passata è la staticità del pescatore che, a differenza di altre tipologie di pesca come lo spinning, tende a rimanere in una postazione e a fare in modo, servendosi di pasture, che siano i pesci ad avvicinarsi all’esca. Prevalentemente si pescano i Ciprinidi, che comprendono: cavedani e carpe.
I luoghi prediletti saranno i fiumi di pianura, i canali, le rogge, mentre saranno esclusi gli stagni e i torrenti troppo veloci ed irregolari. D’inverno sono preferibili correnti moderate con tratti profondi, d’estate ed in primavera invece correnti più veloci ed acque più basse. Per capire fino in fondo come muoversi, a che altezza fissare il galleggiante e dove posizionarsi è bene sapere come è fatto il fondo del nostro fiume sondando sondando tutta la zona per rilevare avvallamenti, anse, insenature ed ostacoli entro cui i pesci potrebbero annidarsi.
Il lancio non presenta di per sé grosse difficoltà, il più usato è quello verticale con due mani, con la canna fissa si predilige, invece, depositare l’esca sull’acqua con un movimento dal basso verso l’avanti che distenda la lenza e consenta di seguirne il movimento fino al suo ingresso in acqua.
Gli strumenti che potranno esserci utili per la pesca a passata sono senz’altro: il guadino, la nassa, lo slamatore, le sonde, i piombi, la fionda per la pasturazione (bigattini), oltre che un marsupio da fissare intorno alla vita, indispensabile se si pesca in piedi ed in acqua in cui depositare le esche ed eventualmente la fionda per la pasturazione.
Ami: piccoli e in carbonio o acciaio
Esca: bigattini